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18/06/2019
UniSAlumni |
Prima edizione | Cerimonia di incontro con i Laureati
dell'Università di Salerno
Martedì 18 giugno 2019 alle ore
11,00 si è tenuta presso la Sala del Senato Accademico del
campus di Fisciano, la prima edizione di "UniSAlumni: la
Cerimonia di incontro con i Laureati dell'Università di
Salerno".
Il programma "UniSAlumni" intende
sviluppare, mantenere vivo e rafforzare il senso di appartenenza
all’Ateneo, promuovendo per gli "ex studenti UNISA" occasioni di
networking, iniziative di condivisione di esperienze, conoscenze
e nuove opportunità.
Per l'occasione è stata presentata
la prima edizione del Volume "UniSAlumni", il book che raccoglie
le storie di lavoro di 52 laureati dell'Ateneo, tra cui il
Dr. Paolo Cavallo, selezionati
da ciascuno dei 17 Dipartimenti UNISA. A loro, protagonisti
dell'evento, il Rettore ha anche consegnato, a conclusione della
cerimonia, una copia di "UniSAumni 2019".
Per il resoconto dell'evento clicca qui:
UniSAlumni
22/02/2016
Esperienze ed
opportunità di lavoro nel Regno Unito
Lunedì 22 febbraio 2016 alle ore
15,00 si è tenuto presso l'Aula 2 del
Dipartimento di Farmacia dell'Università
degli Studi di Salerno un seminario sulle Esperienze ed
opportunità di lavoro nel Regno Unito tenuto dal
Dr. Paolo Cavallo, Pharmacy
Manager e Branch Responsible Pharmacist in Regno Unito.
L'evento è stato riconosciuto come
seminario integrativo per il tirocinio curriculare per i corsi
di Farmacia e CTF.
Per il resoconto del seminario clicca qui:
Resoconto Evento
08/03/2013
Progettato un nuovo farmaco
in grado di abbassare il tasso alcolemico
L'equipe del prof. Yunfeng Lu dell'Università della
California ha recentemente pubblicato sull'eminente rivista
scientifica Nature Nanotechnology la progettazione di un
nuovo farmaco, basato sui nanocomplessi enzimatici, in grado di
abbassare il tasso alcolemico. In generale gli organismi hanno
sofisticati compartimenti subcellulari contenenti enzimi che
funzionano in tandem. Tali compartimenti ben delimitati ed
isolati, garantiscono l'effettiva trasformazione chimica, il
trasporto di molecole, e l'eliminazione di rifiuti metabolici
tossici. Tutt'oggi è difficile creare complessi enzimatici
funzionali così vincolati. Nella pubblicazione invece viene
dimostrato che due o più enzimi con funzioni complementari
possono essere assemblati e incapsulati all'interno di un
sottile guscio di polimero per formare nanocomplessi enzimatici.
Tali nanocomplessi mostrano maggiore efficienza catalitica e una
maggiore stabilità rispetto ad enzimi liberi. Inoltre, gli
enzimi co-localizzati mostrano funzioni complementari, quali ad
esempio gli intermedi tossici generati da un enzima che possono
essere prontamente eliminati da un altro enzima. Viene dunque
dimostrato che i nanocomplessi, contenenti mix di enzimi che
demoliscono l'alcol (alcool ossidasi e catalasi), possono
ridurre i livelli di alcol nel sangue di topi intossicati
(ovvero con tassi alcolemici elevati), offrendo un'antidoto
alternativo ed un mezzo di profilassi per l'intossicazione da
alcol. Il tasso alcolemico infatti, dopo soli 45 minuti
dall'assunzione, diminuisce di circa il 10%, mentre, dopo tre
ore, di circa il 37%. Ovviamente il passo successivo è
sperimentare tali ricerche sull'uomo per attestarne altrettanta
validità.
fonte Nature Nanotechnology:
http://www.nature.com/nnano/journal/v8/n3/full/nnano.2012.264.html
27/09/2012
Per partecipare al concorso
straordinario per le nuove sedi farmaceutiche sarà necessario
dotarsi di una casella di Posta Elettronica Certificata
A breve partirà il concorso straordinario per l’assegnazione
delle nuove sedi farmaceutiche previsto dal Decreto legge 24
gennaio 2012, n. 1. Il concorso si svolgerà su base regionale e
ciascun candidato potrà partecipare al più in due regioni. Per
rendere trasparenti ed uniformi le procedure concorsuali ed
assicurare lo scambio e la tempestiva diffusione delle
informazioni, il Ministero della Salute, in stretta
collaborazione con le Regioni, ha messo a punto una piattaforma
tecnologica unica. La piattaforma consentirà a ciascuna regione
di attivare le procedure concorsuali in piena autonomia, secondo
le tempistiche previste dai propri bandi, ed ai candidati di
partecipare al bando di concorso compilando un modulo on line.
La compilazione del modulo on line prevede di inserire
obbligatoriamente l’indirizzo di Posta elettronica certificata
(PEC), del quale tutti i farmacisti devono essere provvisti ai
sensi dell’art. 16, comma 7, del Decreto legge 29 novembre 2008,
n. 185. Le comunicazioni tra le Regioni e i candidati, nonché le
comunicazioni automatiche di conferma della corretta
acquisizione dei dati da parte della piattaforma, avverranno
infatti esclusivamente attraverso caselle di PEC nel rispetto
dei principi di economicità e celerità dell’azione
amministrativa.
fonte Ministero della Salute:
http://www.salute.gov.it/dettaglio/dettaglioNews.jsp?id=2210&tipo=new
27/09/2012
Come un virus innocuo può
diventare una potente arma medica contro l'acne
Sull'eminente rivista scientifica mBio, organo ufficiale
dell'American Society for Microbiology, è stata appena
pubblicata una ricerca condotta dalle equipe di ricercatori
delle Università della California e di Pittsburgh, coordinate
dal professor Graham F. Hatfull, che rivelerebbe la possibilità
di combattere l'acne con un virus già presente nel nostro corpo
e del tutto innocuo. Tale virus appartiene alla famiglia dei
batteriofagi per cui attacca solo le cellule batteriche e non
quelle umane. Come è noto, molti fattori possono portare ad un
focolaio di acne comune o "acne vulgaris", ma la causa
principale è un batterio presente sulla pelle umana chiamato
Propionibacterium Acnes, la cui improvvisa
proliferazione può allarmare il sistema immunitario e provocare
infiammazione e conseguentemente produrre brufoli. Di solito
l'acne è tipica dell'adolescenza in quanto, l'innalzamento degli
ormoni sessuali causa l'aumento della crescita delle ghiandole
dei bulbi piliferi e la maggiore produzione si sebo che, a sua
volta, crea un habitat ideale del P. Acnes. Le cure
mediche impiegate sinora per combattere l'acne si sono rivolte
verso la rimozione del sebo attraverso la pulizia per creare un
ambiente sfavorevole all'attecchimento dei batteri, si
utilizzano poi antibiotici per eliminare i batteri,
antinfiammatori e gli ormoni (questi ultimi in particolar modo
per gli adulti con disfunzioni ormonali) per ridurre il
gonfiore. Ognuno di tali trattamenti però ha i suoi limiti.
Infatti, ad esempio, gli antibiotici possono essere aggirati
dalle resistenze naturali che i batteri possono sviluppare, come
pure sono da tenere in considerazione gli effetti collaterali
dei farmaci utilizzati, non sempre minori rispetto all'acne.
Utilizzando invece i batteriofagi si otterrebbero risultati più
marcati e privi di controindicazioni, in quanto già endogeni ed
innocui e soprattutto specifici. Non solo: dalle ricerche
genomiche condotte su tali virus, si è scoperto che,
differentemente da altri simili microorganismi, posseggono
genomi molto semplici e quasi identici tra loro, qualità che li
rende molto semplici da studiare ed utilizzare. Per ora in
laboratorio sono stati utilizzati con successo proprio i fagi
interi per eliminare i P. Acnes, ma in futuro si
potrebbero utilizzare direttamente solo i sieri prodotti dai
fagi per esplicare la loro azione predatoria.
fonte mBio:
http://mbio.asm.org/content/3/5/e00279-12.full?sid=75050bcf-8562-4d71-86e9-8d390f8c3c69#aff-1
16/08/2012
E' in vigore la ricetta con
il principio attivo: finalmente un primo passo verso la
modernità della sanità
Con l'entrata in vigore del 15 agosto, dopo la pubblicazione in
Gazzetta Ufficiale, la norma sulla nuova ricetta del Servizio
Sanitario Nazionale introduce l'indicazione obbligatoria del principio attivo del farmaco.
Sulla cosiddetta "ricetta rossa" del SSN deve cioè comparire il nome della sostanza,
contenuta nel farmaco, che possiede proprietà terapeutiche,
dosaggio, forma farmaceutica ed, eventualmente, via di
somministrazione.
Questo è già sufficiente perché la ricetta sia valida e possa
essere presentata dall'assistito in farmacia, dove il farmacista
gli consegnerà il farmaco dal prezzo più basso contenente quel
principio attivo, a meno che l'assistito, previo pagamento della
differenza di prezzo, non scelga un equivalente più costoso o il
"generetor" (cosiddetto "farmaco di marca"). Il medico, in base alla nuova norma, ha facoltà,
eventualmente, di aggiungere sulla ricetta rossa, oltre al principio
attivo, anche il nome commerciale di un farmaco, specificando
che esso è ''non sostituibile'', ma in tal caso deve
giustificare la non sostituibilità con una sintetica motivazione
scritta. Solo in tal caso il farmacista dovrà consegnare il
prodotto indicato dal medico nella ricetta.
Ad esempio non è ammissibile nemmeno la motivazione
del medico indicante "il paziente rifiuta l'equivalente X o Y" o
diciture simili, in quanto il paziente potrà manifestare
tranquillamente i suoi dubbi e perplessità al farmacista che
potrà fornire tutte le delucidazioni tecnico-scientifiche e
statistiche del caso, essendo una sua specifica competenza.
Il Ministero della Salute in una nota esplicativa ha
sottolineato che queste disposizioni ''non riguardano le terapie
croniche già in corso'' per evitare possibili, seppur rari
inconvenienti nel passaggio da un medicinale all'altro, sia pure
di uguale composizione. Resta ferma la possibilità per il
paziente, già prevista dal decreto "Cresci Italia" dello scorso
gennaio di richiedere al farmacista un medicinale, sia
equivalente che di marca, con lo stesso principio attivo ma con
un costo più alto, pagando a proprie spese la differenza di
prezzo rispetto al farmaco meno costoso. Non cambia dunque,
sostanzialmente nulla, nell'ambito della sicurezza e
dell'efficacia delle terapie, come sottolinea anche il Ministro
della Sanità Balduzzi, che specifica che non solo,
nell'immediato, il cittadino ha finalmente davvero la facoltà di
risparmiare sulla spesa farmaceutica, ma, a lungo termine, come
è avvenuto anche in tutti gli altri paesi che già da tempo hanno
adottato simili procedure, queste ultime innescheranno anche un
meccanismo virtuoso che indirizzerà le aziende farmaceutiche
presenti sul mercato italiano ad adottare strategie commerciali
che porteranno ad un abbassamento dei prezzi dei farmaci e ad
un'attenzione maggiore verso l'innovazione.
fonti:
•ansa.it:
http://ansa.it/saluteebenessere/notizie/rubriche/medicina/2012/08/15/oggi-vigore-ricetta-il-principio-attivo_7344297.html
•il
Messaggero:
http://ilmessaggero.it/primopiano/sanita/balduzzi_ricette_farmaci_intervista/notizie/214721.shtml
•Ministero della Sanità:
http://www.salute.gov.it/dettaglio/dettaglioNews.jsp?id=2130&tipo=new
14/08/2012
Salute: sos creme solari,
proteggono meno di quanto dicono?
Certe creme solari in commercio proteggerebbero dai raggi del
sole meno di quanto indicato sulle confezioni: a lanciare
l'allarme oggi, sulle pagine del quotidiano Liberation, è
una docente della Facoltà di Farmacia dell'Università di Nantes,
Laurence Coiffard. Secondo l'esperta ''tra il 25 ed il 30% dei
prodotti in vendita presenta in realtà un indice di protezione
inferiore a quello indicato''. Liberation, che per primo
pubblica queste conclusioni, spiega che la Coiffard è giunta a
questi risultati dopo aver effettuato test in laboratorio su più
di 200 creme solari anche in spray. Un metodo diverso, fa notare
il giornale, da quello usato generalmente dai produttori, i
quali realizzano i loro test ''in vivo'': dei volontari vengono
cioè esposti direttamente ai raggi UV per osservare gli effetti
della crema sulla pelle. Nel corso delle sue analisi, la
ricercatrice francese ha notato che certi prodotti sono molto
meno efficaci di quanto e' indicato dagli indici di protezione.
Questo scarto, secondo lei, e' dovuto alla presenza di anti
infiammatori di origine vegetale nel composto di certe creme che
servono a ritardare l'apparizione degli arrossamenti ma che
''falsano i risultati dei test''. Alle denunce della
ricercatrice gli industriali rispondono che il metodo ''in
vivo'' e' il solo riconosciuto dalle autorità sanitarie.
L'Agenzia nazionale di sicurezza sanitaria, sentita da Liberation, ritiene infatti che la tecnica in vitro, quella
utilizzata dalla Coiffard, per ora non può essere considerata
affidabile perché ''fornisce risultati variabili'' da un
laboratorio all'altro. Allora bisogna fare la pelle o no alle
creme solari? si chiede il quotidiano francese, non nascondendo
le sue preoccupazioni dopo gli scandali sanitari che hanno
scosso di recente il Paese. Si ricordano quelli legati al
farmaco taglia fame Mediator e alle protesi mammarie difettose
Pip.
fonte ansa.it:
http://www.ansa.it/saluteebenessere/notizie/rubriche/salute/2012/08/14/Salute-sos-creme-solari-proteggono-meno-quanto-dicono-_7343290.html
13/07/2012
Scoperta una molecola in grado
di eliminare i batteri della carie
Dal 2005, alcuni ricercatori cileni sono alla ricerca di una
molecola in grado di distruggere lo Streptococcus mutans,
un batterio considerato la principale causa di carie. Da poco
hanno scoperto una molecola che stanno chiamando "Keep 32" -
perché si può incorporare nei dentifrici e prodotti per la cura
dentale e può aiutare a ridurre la carie e mantenere tutti i 32
denti sani. Jose Cordova, un biologo molecolare della Yale
University, e Eric Astudillo, un imprenditore e laureato alla
Universidad de Chile, hanno scoperto e studiato la molecola
"Keep-32" e sostengono che può eliminare lo S. mutans in
60 secondi e quindi ridurre la carie e i buchi che essa forma.
In poche parole, lo S. mutans si nutre degli zuccheri o
del biofilm che avvolge i denti. Tali batteri producono quindi
l'acido lattico causa della carie. Mentre i dentifrici
tradizionali sono in grado di uccidere solo alcuni batteri, lo
S. mutans ne sembra esserne resistente alla maggior parte
di quelli in commercio. Ciò lascia alla rimozione meccanica,
come spazzolino e filo interdentale, la palma di migliori metodi
per sbarazzarsi dei batteri. "Tale batterio in particolare, è la
principale causa della carie", afferma Brittany Anne Seymour,
odontoiatra presso la Harvard School of Dental Medicine. "Il
potenziale di riduzione della carie potrebbe essere eccellente
se questa particolare specie batterica venisse ridotta o
eliminata. Tuttavia, anche altre specie batteriche possono
causare la carie, quindi non sarebbe possibile eliminarla
controllando solamente lo S. mutans". Lo S. mutans
può essere particolarmente pericoloso perché in rari casi, può
entrare nel flusso sanguigno. Se poi il sistema immunitario è
già compromesso, ciò può portare a una condizione nota come
endocardite, ovvero l'infiammazione delle valvole cardiache.
La molecola "Keep-32" si unisce ad un crescente ambito di
ricerca sul controllo della crescita di S. mutans per
ridurre la carie. Nel novembre del 2011, i ricercatori della
University of California di Los Angeles, hanno pubblicato uno
studio condotto su 12 persone nel quale, utilizzando un
collutorio da essi sviluppato, chiamato C16G2, si è quasi
completamente debellato lo S. mutans. Lo studio, che è
stato condotto in collaborazione con il Colgate-Palmolive Technology Center, è stato pubblicato sul numero del 2011 di
Caries Research. I ricercatori condurranno anche ulteriori
ricerche cliniche per assicurare gli effetti del colluttorio.
Analogamente, la molecola "Keep-32" è ancora nelle sue fasi di
sviluppo. Astudillo e Cordova hanno brevettato la molecola. Essi
sono anche in cerca di finanziamenti per lanciare una serie di
test a larga scala per determinare quanto la molecola funzioni
sull'uomo. In tal caso, il composto potrebbe essere incorporato
in prodotti dentali tra 14 o 18 mesi. I ricercatori ne
intravedono il potenziale adatto ad aggiungere la molecola a
colluttori, dentifrici e gomme da masticare.
fonte everydayhealth.com:
http://www.everydayhealth.com/dental-health/0712/new-molecule-may-provide-cavity-free-future.aspx
04/07/2012
Arriva l'ora degli oli di
bellezza. I migliori non ungono
E' il cosmetico del momento
perché versatile, gradevole sulla pelle, ideale per il viso, il
corpo e i capelli. L'olio di bellezza è un prodotto multi-uso
che può essere declinato in molte versioni e, al contrario di
qualche anno fa, non è necessariamente unto e appiccicoso.
"Questo succede perché l'olio di origine vegetale, come quello
di cocco o di jojoba, viene miscelato con sostanze sintetiche e
volatili composte da molecole che vengono rimpicciolite dalla
tecnologia e, quindi, si assorbono più facilmente - dice Umberto
Borellini, cosmetologo e docente presso la Scuola di Medicina a
indirizzo estetico Agorà di Milano- Non solo, veicola anche
vitamine e principi attivi altamente efficaci: viene chiamato
comunemente 'olio secco' e si differenzia da quello
esclusivamente vegetale, che invece ha una consistenza più
untuosa". La sua funzione rimane quella originaria, cioè di
idratare la pelle, ma senza lasciarne traccia in superficie.
"E'nutriente e restitutivo, grazie agli acidi grassi che lo
compongono: fanno da collante nello strato più profondo della
pelle e rinforzano anche le cellule dello strato più
superficiale, diminuendo la perdita d'acqua - aggiunge Borellini
- Altro capitolo è l'olio detergente, che funziona per affinità,
nel senso che 'riconosce' le sostanze oleose della pelle, le
emulsiona e le elimina in modo delicato, rispettando il ph
cutaneo". Ma uno degli utilizzi dell'olio più alla ribalta in
questo momento è sui capelli. I parrucchieri l'hanno trasformato
in un prodotto-jolly, un po' come se fosse una crema idratante
che prepara la pelle prima del trucco: dall'impacco curativo
pre-shampoo al trattamento districante dopo l'asciugatura al
tocco anti-crespo, indispensabile soprattutto quando c'è molta
umidità nell'aria. Ne bastano poche gocce per evitare l'effetto
elettrico e rendere i capelli più lucidi. Gli oli vegetali, che
sono alla base della versione secca, sono di diversi tipi e
hanno funzione diversa. Tra i più diffusi ci sono quello di
argan che difende dalle aggressioni ambientali e dalla secchezza
cutanea; quello di mandorle, ottimo per calmare il prurito; di
palma, ricco di betacarotene; di avocado, dalle proprietà
antiossidanti. Per i capelli, soprattutto ricci, sono
consigliati l'olio di cocco edi jojoba, mentre che li ha dritti
potrebbe preferire quello di roucou, una pianta originaria
dell'Amazzonia, che è rivitalizzante ma non appesantisce. L'olio
di semi di lino, invece, è indicato per chiome disidratate,
mentre quello di Karité è il più cosmetico di tutti. Infine,
secondo l'Università del Maryland Medical Centre, negli Stati
Uniti, l'olio al rosmarino, se massaggiato sul cuoio capelluto,
aiuta a stimolare la circolazione del sangue e perfino la
ricrescita dei capelli.
fonte ansa.it:
http://www.ansa.it/saluteebenessere/notizie/rubriche/estetica/2012/06/21/Cosmetica-l-ora-oli-bellezza_7074832.html
30/05/2012
La curcuma innalza le
difese immunitarie
La curcumina,
componente essenziale del curry sembra
essere un potente rimedio naturale per
numerose patologie. Tra le
proprietà benefiche anche la capacità di
stimolare il sistema immunitario nella lotta alle
infezioni. La notizia arriva dalla
rivista scientifica Journal of Nutritional Biochemistry,
dove sono stati pubblicati i dati di uno studio condotto dai
ricercatori del Linus Pauling Institute (LPI) dell’Oregon
State University, con l’ausilio dell’Università danese di
Copenhagen ed il sostegno del National Institutes of Health.
I ricercatori hanno scoperto che la curcumina, (sostanza che
caratterizza la curcuma, spezia indiana)
è in grado di aumentare i livelli di una
proteina
in grado di stimolare il sistema immunitario.
La proteina in questione è il peptide antimicrobico
catelicidina (CAMP), già noto nella lotta dell’organismo
contro i vari agenti patogeni e
conosciuto soprattutto perché individuato come favorito
dall’assunzione di vitamina D. La
curcumina non sembra avere gli effetti della stessa, ma di
sicuro aumenta di 3 volte i livelli fisiologici di CAMP, il che
presuppone nuove prospettive terapeutiche, magari proprio in
abbinamento con la vitamina D, per il corretto funzionamento del
sistema immunitario. Ha spiegato Adrian Gombart, professore
associato di biochimica e biofisica presso il Linus Pauling
Institute: “La curcumina, quale parte integrante della curcuma,
è generalmente poco consumata a livello nutrizionale, nella
dieta quotidiana; tuttavia è ipotizzabile
affermare che un suo consumo prolungato nel tempo sia benevolo
ed efficace nel proteggere da infezioni,
soprattutto del tratto gastrointestinale.” Tra gli obiettivi del
LPI c’è essenzialmente quello di determinare il ruolo dei Tra
gli obiettivi del LPI c’è essenzialmente quello di determinare
il ruolo dei micronutrienti (vitamine
e minerali essenziali), sostanze
fitochimiche (cioè derivate da piante), e
integratori alimentari nell’estendere le
aspettative di vita sana (healthspan)
e prevenire o curare
le patologie associate all’età, compreso il tumore,
le malattie cardiovascolari, metaboliche
e neurodegenerative. In questo senso la curcumina è molto
importante: già note infatti le sue proprietà antinfiammatorie e
antitumorali (stimolante dell’efficacia chemioterapica). Alcune
ricerche ne hanno evidenziato anche caratteristiche protettive
nei confronti dell’Alzheimer. Tutto ciò è solo il primo passo
verso ulteriori ricerche scientifiche e non deve certo farci
pensare a guarigioni improvvise, ma di certo può invogliarci a
prestare più attenzione a cosa mangiamo, non solo in negativo,
ma anche in positivo: con un risotto al curry, ad esempio. (vitamine
e minerali essenziali), sostanze
fitochimiche (cioè derivate da piante), e
integratori alimentari nell’estendere le
aspettative di vita sana (healthspan)
e prevenire o curare
le patologie associate all’età, compreso il tumore,
le malattie cardiovascolari, metaboliche
e neurodegenerative. In questo senso la curcumina è molto
importante: già note infatti le sue proprietà antinfiammatorie e
antitumorali (stimolante dell’efficacia chemioterapica). Alcune
ricerche ne hanno evidenziato anche caratteristiche protettive
nei confronti dell’Alzheimer. Tutto ciò è solo il primo passo
verso ulteriori ricerche scientifiche e non deve certo farci
pensare a guarigioni improvvise, ma di certo può invogliarci a
prestare più attenzione a cosa mangiamo, non solo in negativo,
ma anche in positivo: con un risotto al curry, ad esempio.
fonte medicinalive.com:
http://www.medicinalive.com/medicina-tradizionale/ricerca-e-sperimentazione/sistema-immunitario-stimolare-curcumina-curry/
19/05/2012
Scoperta la causa della
cellulite. Ecco alcuni semplici rimedi per combatterla
Arriva una notizia confortante per i 20 milioni di donne che,
soltanto in Italia, soffrono per questo antiestetico
problema che si presenta all’occhio sotto forma di cuscinetti,
pelle a buccia d’arancia – ed è motivo di soggezione quando si
debba per esempio indossare il costume da bagno.
La notizia è che l’origine del problema risiederebbe nel tessuto
adiposo e non come da sempre ipotizzato in una insufficienza del
sistema venoso, e giunge dal convegno della Società italiana di
medicina estetica, in corso a Roma.
«Fino a oggi si è considerata l’insufficienza venosa come
principale causa, ma molte nuove ricerche italiane e
internazionali dimostrano che è invece il tessuto adiposo, che
agisce come un organo endocrino, a infiammare i tessuti e
innescare le trasformazioni della pelle a buccia di arancia»,
spiega Emanuele Bartoletti, segretario della Società italiana di
medicina estetica.
Se dunque il problema non risiede più laddove si riteneva, quale
può essere la soluzione – se c’è? A quanto pare c’è, e si può
trovare anche in una semplice “dieta acidificante”.
«Gli adipociti innescano uno stato infiammatorio a cui si
associa un processo di acidificazione dei tessuti – aggiunge il
dottor Pier Antonio Bacci, docente di medicina estetica
all’Università di Siena – La dieta acidificante si basa su
alimenti come frutta, verdura e legumi, che aumentano il pH dei
cibi e diminuiscono lo
stato infiammatorio del tessuto coinvolto».
Una riduzione dell’infiammazione potrebbe pertanto agire come un
vero e proprio rimedio anticellulite che, in questo caso,
risulterebbe efficace e di poco costo.
fonti:
•La Stampa:
http://www3.lastampa.it/benessere/sezioni/lifestyle/articolo/lstp/454810/
•ANSA:http://www.ansa.it/saluteebenessere/notizie/rubriche/estetica/2012/05/18/Scoperta-origine-cellulite-cambiano-cure-_6890830.html
17/05/2012
L'etichetta dei cosmetici e
gli ingredienti da evitare
L'etichetta di un cosmetico contiene per legge dal 1997 la
lista degli ingriedienti (INCI) presenti nella formulazione e, a
seconda della posizione che questi occupano, si può capire in
quale quantità sono presenti: l'ordine è decrescente, la prima
sostanza indicata è quella in percentuale maggiore. "Occorre
sempre leggerla attentamente: può riportare delle sostanze che,
anche se presenti in scarsa quantità, non solo non sono in grado
di dare un reale beneficio alla cute, ma possono essere dannose
- dice Raffaella Gregoris, ricercatrice specializzata in chimica
cosmetica all'Università di Milano, un master in chimica
cosmetica all'Università di Bologna e titolare di Bakel,
un'azienda che produce cosmetici contenenti solo principi attivi
al 100%, selezionati dalle migliori materie prime e nessuna
sostanza inutile - Di solito si tratta di ingredienti che
vengono spesso usati perché più economici e apparentemente
performanti. Quelli da evitare sono circa una ventina perché
molti di questi, pur agendo a livello superficiale, possono
penetrare più in profondità" Tra gli ingredienti più rischiosi
bisogna segnalare i conservanti (tra i più usati parabeni, urea,
kathon, BHA, BHT e triclosan); i tensioattivi schiumogeni (SLS,
SLES); gli emulsionanti (DEA, MEA, TEA, PEG, PPG), i siliconi, i
derivati del petrolio, l'alcool e i coloranti. "Sono sostanze
che possono facilmente irritare la pelle, essere occlusive,
creare allergie o addirittura alcune di esse, in associazione ad
altre, liberare nitrosamine o formaldeide, che sono riconosciute
come cancerogene - aggiunge Gregoris". Per quanto riguarda il
nickel, invece, non si tratta di un ingrediente cosmetico, bensì
di un agente inquinante che può entrare a far parte di un
qualsiasi prodotto durante la sua fabbricazione.
"Scrivere che un prodotto non lo contiene è soltanto una
questione di marketing: per legge non può far parte degli
ingredienti, visto che non è un ingrediente - precisa ancora
Gregoris - La normativa prevede che in generale ogni produttore
applichi regole di buona fabbricazione perché il nichel sia
presente al minimo. La scritta "nickel tested" certifica solo che
sia contenuto al di sotto di un certo valore di parti/per
milione ma non completamente assente. Per questa ragione oggi
non è possibile scrivere 'nickel free' ma solo 'nickel tested'".
Tra gli ingredienti più presenti nelle etichette ci sono gli
elementi vegetali che balzano subito all'occhio per via del loro
nome botanico in latino: viene mantenuto proprio per indicare la
loro provenienza naturale che non ha subito processi chimici. Le
sostanze prodotte in laboratorio, invece, sono segnalate con il
nome in inglese. Seguono i coloranti: sono accompagnati dalla
sigla C.I., che sta per colour index, e rappresenta un numero
identificativo specifico per ogni tipologia. I componenti
presenti in quantità minore dell'1% possono essere inseriti in
ordine sparso, a discrezione del produttore che in questo modo
può privilegiare l'aspetto del cosmetico su cui vuole puntare di
più dal punto di vista commerciale.
fonte Ansa:
http://www.ansa.it/web/notizie/specializzati/saluteebenessere/2012/05/15/Cosmetici-occhio-agli-ingredienti-20-evitare_6876533.html
14/05/2012
Interazioni tra cibo e
farmaci, un pericolo poco conosciuto
E’ risaputo che, quando si assumono contemporaneamente due o
più farmaci, alcuni principi attivi possono dare luogo ad
interazioni, determinando una riduzione e/o un aumento
dell’efficacia di uno dei due, nel caso migliore, ma anche
causando degli effetti collaterali, quali bruciori di stomaco,
nausea, vomito. Anche il cibo e le bevande possono influire
sull’azione dei farmaci. Spesso, sui foglietti illustrativi che
accompagnano i farmaci, è espressamente indicata l’assunzione a
stomaco pieno o lontano dai pasti, ma anche i cibi e le bevande
da evitare per incorrere in sintomi spiacevoli. Forse, la
combinazione “esplosiva” più nota riguarda i formaggi stagionati
e gli insaccati, che contengono la tiramina, una sostanza in
grado di far schizzare la pressione arteriosa in caso di
assunzione dei cosiddetti MAO-inibitori, ovvero i farmaci per il
morbo di Parkinson e quelli antidepressivi. Attenzione anche al
succo di pompelmo, per quanto sia una vera miniera di vitamina
C, e dunque, con indubbie proprietà benefiche, è sconsigliato
durante le terapie con calcio-antagonisti, una classe di farmaci
usati come anti-ipertensivi. Quando invece si assumono gli
antistaminici, è buona norma evitare di consumare le fragole,
anch’esse ricchissime di vitamina C, ma sconsigliate in questi
casi perché stimolano la liberazione di istamina, il nemico
numero 1 per chi soffre di allergie stagionali. Massima
attenzione anche a caffè, cacao e tè, e a tutte le bevande
energizzanti in generale, assolutamente da evitare se si stanno
assumendo farmaci per l’asma, poiché rischiano di potenziarne
l’effetto, nel corso di terapie per l’ipertensione e se si
assumono analgesici, antinfiammatori e antinfluenzali. Anche il
cioccolato va ridotto in caso si assumano farmaci per l’ulcera
gastrica, e gli antidepressivi di ultima generazione indicati
con la sigla SSRI. Da evitare, invece, in concomitanza dei
MAO-inibitori. Per quanto riguarda l’alcool, il consumo è
controindicato in qualunque terapia con farmaci, può, potenziare
l’effetto di alcuni antistaminici, dei sedativi, e l’effetto
irritativo degli antinfiammatori.
fonte medicinalive.com:
http://www.medicinalive.com/scienza-dellalimentazione/alimentazione-e-prevenzione/interazioni-cibo-farmaci-pericolo-poco-conosciuto/
20/04/2012
I farmaci sostituiranno il
bisturi per la cura dell'appendicite
L'appendicectomia è una pietra miliare nella cura delle
appendiciti sin dal 1889, anno in cui fu introdotta per la prima
volta dal medico statunitense Charles McBurney, e sin dal XIX
sec. si è sempre dato per scontato che, se non operata,
un'appendicite semplice degeneri facilmente in perforante. In
seguito, un po' per un certo "conservatorismo", un pò per la
contestabilità metodica di diversi studi condotti in favore dei
trattamenti non con cure alternative, tale pratica non è stata
mai messa in discussione. Recentissimamente è stata invece
pubblicata sull'eminente rivista scientifica BMJ una importante
ricerca condotta dall'equipe del prof. Dileep N. Lobo della
Divisione di Chirurgia Gastrointestinale dell'Università di
Nottingham, in cui invece pare indiscussa l'efficacia di cure
antibiotiche nel trattamento di appendiciti acute non
complicate. E' stato infatti dimostrato che il trattamento
antibiotico non ha portato ad un tasso
di perforazione maggiore rispetto al trattamento chirurgico, e
nemmeno esistono differenze significative osservate nella durata
del ricovero o di efficacia di trattamento tra antibiotici
e appendicectomia. La possibilità che l'appendicite perforata e
non perforata potrebbe avere diversi schemi e processi
patologici necessita di ulteriori valutazioni. Forse
l'appendicite acuta semplice dovrebbe essere trattata le altre
patologie a carico del sistema gastroenterico, quali
la diverticolite acuta del colon, in cui il
trattamento antibiotico gioca un ruolo importante.
fonte BMJ:
http://www.bmj.com/content/344/bmj.e2156
11/04/2012
L'ossitocina intranasale il
nuovo viagra?
E' apparso qualche giorno fa sulla rivista scientifica
internazionale "The Journal of Sexual Medicine" un articolo che
apre le porte ad una nuova sostanza in grado di migliorare
notevolmente i diversi aspetti della sessualità maschile. Pare
infatti che l'ossitocina, un ormone già presente nel corpo umano
in quanto prodotto dai nuclei ipotalamici e secreto dalla
neuroipofisi, se assunta periodicamente per inalazione,
influenzi positivamente molti componenti della funzionalità
sessuale, inclusa la libido, l'erezione, e l'orgasmo e non pare
avere effetti indesiderati né provocare fenomeni di
intolleranza. La ricerca, portata avanti dal prof. MacDonald del
San Diego Medical Center Department of Psychiatry
dell'Università della California, ha tenuto conto di soggetti
maschili già in cura per diverse problematiche quali anche
asocialità e problemi relazionali ed ha già l'obiettivo di
perfezionare ed approfondire le conoscenze degli aspetti degli
effetti sulla sessualità.
fonte The Journal of Sexual Medicine:
http://onlinelibrary.wiley.com/doi/10.1111/j.1743-6109.2012.02703.x/abstract;jsessionid=25A7081FBC7F90888E03C943B69BA711.d03t01
03/04/2012
Jet lag? Tra poco solo un
brutto sogno grazie all'azione di nuovi farmaci...
L'orologio biologico dell'uomo, scandisce il ciclo
circadiano, ovvero tutta una serie di attività biologiche
ciclicamente correlate alla rotazione della Terra. Tale
correlazione avviene proprio mediante gli stimoli del pianeta
quali ad esempio quelli di natura ambientale come la luce
diurna, le tenebre notturne, le variazioni di temperatura, come
pure quelli di natura sociale come ad esempio le abitudini
alimentari temporizzate. In assenza però di tali stimoli
sincronizzatori il ciclo circadiano continua ad andare avanti,
ma in maniera asincrona o quantomeno diversa dalla "normalità".
Una delle attività biologiche più evidentemente correlata è il
ritmo sonno-veglia che evidentemente è molto influenzato dagli
stimoli sincronizzatori luce-buio. Le conseguenze più frequenti
dell'alterarsi del ciclo circadiano umano, il cosiddetto "jet
lag" sono abbastanza note: sonnolenza e ridotta capacità di
reazione, unite a problemi di memoria e difficoltà di
concentrazione. La mancanza di sonno può inoltre provocare
stanchezza, mal di testa e senso di nausea. Nei mammiferi
l'orologio circadiano è collocato nel Nucleo Soprachiasmatico,
ovvero un gruppo definito di cellule situato nell'ipotalamo,
sensibile alla luce. Più di un decennio fa i ricercatori hanno
identificato due recettori su tale nucleo che svolgono
importantissime azioni: il recettore REV-ERB-alfa e
REV-ERB-beta che in alcuni momenti della giornata inducono il
corpo ad assumere uno stato "dormiente". Nel 2007 è stata poi
scoperta la molecola che attiva tali recettori e da allora sono
state avviate numerose progettazioni, sintesi e saggi di
affinità recettoriale al fine di preparare un farmaco in grado
di modulare il ritmo circadiano ed adattarlo secondo la
necessità. Recentissimamente un team di chimici e biologi
coordinati dal prof. Thomas Burris dello Scripps Research
Institute di Jupiter in Florida, ha testato sui topi due nuove
molecole attivatrici dei recettori REV-ERB ed ha dimostrato che
sono in grado di modificare l'espressione dei geni circadiani
associati ad ipotalamo e fegato, rendendo le cavie meno attive
in cicli di luce normale. Contemporaneamente anche un altro
gruppo di ricerca, quello coordinato dal prof. Ronald Evans del
Gene Expression Laboratory dello Salk Institute for Biological
Studies di La Jolla in California, ha pubblicato sullo stesso
numero di Nature ulteriori indagini sulla regolazione del ciclo
circadiano che hanno evidenziato anche importanti funzioni a
carico del metabolismo (in quanto anch'esso regolato dal ciclo
stesso) che potrebbero essere utilizzate anche in terapie che lo
riguardano, quali ad esempio la perdita di peso, ipercolesterolemie, etc. come pure per problemi cardiovascolari.
Pare dunque solo questione di tempo ottenere una pillola in
grado di agire sul sistema circadiano per ovviare a tutti i
disturbi ad esso collegati come ovviamente anche il jet lag
temutissimo dai viaggiatori.
fonte Nature Drug Discovery:
http://www.nature.com/nrd/index.html
23/03/2012
Alopecia androgenetica.
Pare che ne sia responsabile la Prostaglandina D2
Come è noto, il testosterone è
responsabile dello sviluppo della calvizie, o meglio, alopecia androgenica, però, i meccanismi che regolano la riduzione della
crescita dei capelli che si verifica in tale disturbo non sono
ancora ben chiari. Una ricerca portata avanti da un team di
ricercatori del Dipartimento di Dermatologia dell'Università di
Pennsylvania coordinato dal prof. George Cotsarelis e pubblicata
sull'eminente rivista scientifica Science Translational
Medicine, ha dimostrato che i livelli di Prostaglandina D2
sintasi sono maggiori su mRNA e proteine di cuoi capelluti di
persone calve rispetto a persone con capelli ed affette da
alopecia androgenetica. Similmente il
prodotto dell'attività enzimatica della Prostaglandina D2
sintasi, la Prostaglandina D2, un ormone ad azione localizzata (eicosanoide)
coinvolto nei processi infiammatori, è elevato nei cuoi capelluti dei
calvi. In esperimenti condotti su topi, durante il normale ciclo
dei follicoli, i livelli di Prostaglandina D2 sintasi
e di Prostaglandina D2 aumentano subito prima della
fase di regressione, suggerendo un effetto inibitorio sulla
crescita dei capelli. La ricerca ha anche dimostrato che le
Prostaglandine D2 inibiscono la crescita dei capelli
nel follicolo pilifero umano espiantato e, quando impiantato
localmente anche sul topo. Inoltre, l'inibizione della crescita
dei capelli richiede il recettore GPR44 delle Prostaglandine D2
e non il recettore 1 delle Prostaglandine D2. E'
stato poi scoperto che su un tipo di topi transgenici, i
K14-PTGS2, che sono utilizzati per esperimenti sulla
Ciclossigenasi di tipo 2 (isoenzima indotto coinvolto nei
processi infiammatori) nella pelle, sono elevati i livelli di
Prostaglandine D2 e sviluppano alopecia, si verifica
il rimpicciolimento del follicolo, e l'iperplasia delle
ghiandole sebacee, ovvero tutti segni dell'alopecia
androgenetica umana. Tali risultati inducono quindi a ritenere
le Prostaglandine D2 inibitori della crescita dei
capelli nell'alopecia androgenetica e suggeriscono che la via
metabolica Prostaglandine D2-GPR44 possa essere un
importante bersaglio terapeutico per combatterla.
fonte Science Translational Medicine:
http://stm.sciencemag.org/content/current
05/03/2012
Contraccezione. In Italia
la nuova pillola con estrogeni naturali
La contraccezione può essere
“disegnata” attorno alla donna e diventare un’alleata del
benessere femminile. Ed è l’obiettivo che si è prefissato Teva
con Zoely™, la prima pillola contraccettiva orale combinato (COC),
monofasica che, a differenza di altre pillole contraccettive
attualmente disponibili, è basata sulla combinazione di 2 ormoni
steroidei: il 17 ß-estradiolo, un estrogeno strutturalmente
identico a quello prodotto naturalmente dalle ovaie durante il
ciclo, e il nomegestrolo acetato, un progestinico già da tempo
impiegato per i disturbi del ciclo nella donna fertile e,
associato all’estrogeno, usato per la protezione endometriale
nella donna in menopausa, che utilizza una terapia sostitutiva
ormonale. Come le altre pillole contraccettive, agisce bloccando
l’ovulazione, alterando il muco cervicale e assottigliando
l’endometrio (il rivestimento interno dell’utero).
Il farmaco ha già ricevuto il parere positivo del Comitato per i
medicinali per uso umano (CHMP, Commitee for Medicinal Products
for Human Use) dell’Agenzia Europea dei Medicinali (EMA), e ora
è stata ufficialmente presentata anche in Italia da Teva, che ne
detiene i diritti esclusivi di commercializzazione oltre che nel
nostro Paese anche in Francia, in Belgio e in Spagna.
Il blister è da 24 compresse attive bianche con una piccola
quantità dei due diversi ormoni femminili (1,5 mg di estradiolo
e 2,5 mg di nomegestrolo acetato) e 4 compresse inattive gialle,
senza principi attivi.
“Zoely™ è una nuova opzione anticoncezionale in grado di
rispondere alle esigenze di quelle donne, oltre l'80%, che non
desiderano usare prodotti che alterino l’equilibrio naturale del
loro corpo e sono ancora restie all'utilizzo della pillola”,
afferma l’azienda ricordando che in Italia solo il 14,2% delle
donne sceglie la pillola anticoncezionale, una percentuale bassa
rispetto alle cugine europee, come il Portogallo (58,9%).
Eppure da un’indagine realizzata da DOxa Marketing Advice, nel
mese di Febbraio di quest’anno, su un campione di mille donne,
in età fertile, dai 18 ai 50 anni, su tutto il territorio
nazionale, risulta che il 78,3 % è favorevole all’utilizzo della
pillola come metodo contraccettivo contro un 21,7%.
Zoely™ “è la una soluzione per chi chiede un prodotto che
risponda alle proprie esigenze in modo più naturale”, sottolinea
Teva citando, tra i vantaggi, “un flusso più breve e più
leggero, nessuna alterazione dei parametri lipidici, quelli
della coagulazione e del metabolismo glucidico. Inoltre
l’estradiolo non ha gli effetti epatici dell’etinilestradiolo
(EE), fino a oggi l’unico estrogeno utilizzato in
contraccezione. L’EE - spiega ancora l'azienda - può essere 100,
300 o 500 volte più potente dell’estradiolo in base ai ripetuti
processi di metabolizzazione epatica a cui va incontro che
possono essere gravati da specifiche differenze
interindividuali, contrariamente a quanto accade all’estradiolo.
Il nomegestrolo - conclude - si contraddistingue per avere,
oltre a un eccellente legame con i ricettori per il
progesterone, solo un modesto effetto antiandrogenico,
considerato benefico in relazione ad alcuni inestetismi”.
fonte quotidianosanità.it:
http://www.quotidianosanita.it/scienza-e-farmaci/articolo.php?articolo_id=7769
23/02/2012
Liberalizzazioni, Terzo
polo vuole confezioni farmaci monodose
Il Terzo polo chiede
di inserire nel decreto legge sulle liberalizzazioni il
principio delle confezioni mono dose per i farmaci e dice di
avere il sostegno da parte del governo.
Lo riferisce ai cronisti il senatore
del Fli Mario Baldassarri al termine di un incontro con i
sottosegretari Claudio De Vincenti, Antonio Malaschini e Guido
Improta.
"Proponiamo di introdurre la tecnica
dei farmaci mono dose: il medico che fa la prescrizione per dose
e non per scatole", dice Baldassarri spiegando che la proposta
ha lo scopo di ridurre i rimborsi del Sistema sanitario
nazionale facendo diminuire l'acquisto di farmaci che poi
vengono consumati solo in parte.
"Stiamo buttando quattro miliardi
l'anno che potrebbero essere risparmiati. Le case farmaceutiche
non ci perdono a meno che non ammettano di guadagnare sugli
sprechi", spiega il senatore.
Ai cronisti che chiedono se il Terzo
polo abbia l'appoggio del governo, Baldassarri risponde: "Vi sto
dicendo le cose su cui le loro posizioni coincidono con le
nostre".
Udc, Fli e Api propongono anche di
estendere la separazione proprietaria non solo a Eni e Snam ma
anche a Trenitalia e Reti ferroviarie italiane, garantendo tempi
"certi e rapidi", e insistono per rafforzare la liberalizzazione
dei servizi pubblici locali.
fonte Reuters:
http://it.reuters.com/article/topNews/idITMIE81M05K20120223
15/02/2012
Allarme rossetti al piombo.
Ma le imprese cosmetiche assicurano: nessun rischio
Baci avvelenati negli Stati Uniti: un'indagine federale ha
scoperto che 400 varietà di rossetto fra le più in voga negli
Usa contengono tracce di piombo. In particolare, cinque rossetti
di L'Oreal e Maybelline (di proprietà di L'Oreal Usa), sono
risultati fra i 10 cosmetici per le labbra più contaminati, come
si legge sul 'Washington Post' che descrive le conclusioni della
Food and Drug Administration.
Nella top-ten 'al piombo' anche due
rossetti Cover Girl e due lipstick Nars, insieme a un prodotto
Stargazer. La scoperta ha esacerbato i rapporti fra la Fda (che
ha condotto l'indagine) e Campaign for Safe Cosmetics, un gruppo
di consumatori che spinge da tempo il governo a stelle e strisce
a porre dei limiti ai livelli di piombo nel rossetto. La Fda
finora ha resistito, insistendo sul fatto che le tracce rilevate
in vari cicli di test, fra cui quest'ultimo, non costituiscono
un rischio per la salute. Ma il gruppo di consumatori replica
che queste affermazioni non hanno alcuna base scientifica e
spinge il governo a prendere provvedimenti.
I test sui rossetti, in effetti, si
sono succeduti nel corso degli anni negli Stati Uniti, e in
quest'ultima tornata di analisi - condotta su 400 varietà - ha
svelato tracce rilevabili di piombo in tutti i campioni. Secondo
l'agenzia, comunque, questi cosmetici non possono essere
paragonati a caramelle: "Non si tratta di prodotti destinati
all'ingestione", ma di cosmetici "a uso topico, ingeriti in
quantità molto più piccole". Ma il nodo dei livelli massimi di
contaminazione da piombo resta aperto per i promotori della
campagna, che evidenziano la necessità di porre limiti precisi e
condurre nuovi studi sulla sicurezza, a tutela in particolare di
bambini e donne in gravidanza.
fonte Adnkronos:
http://www.adnkronos.com/IGN/News/Cronaca/Allarme-rossetti-al-piombo-Ma-le-imprese-cosmetiche-assicurano-nessun-rischio_312980050073.html
a cura di Paolo Cavallo
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