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Un Lavoro
Scientifico in Cosmetologia pubblicato su una Rivista
Internazionale Specializzata
1- Cenni Storici
L'uso della cosmetica per abbellire e/o migliorare il corpo umano si perde
nella notte dei tempi. Abbiamo infatti fonti che ne attestano l'uso già nella
preistoria, forse per incutere timore a prede e avversari, per rituali religiosi
e magici, ed in seguito, per scopi più o meno simili, anche tra Assiri, Sumeri,
Babilonesi, Ebrei, Egiziani, Persiani, Cretesi, Pitti (tribù del Nord della
Scozia chiamati così dai Romani proprio perché "dipinti"), e così via. L'uso
della cosmetica però è cambiato da epoca ad epoca, di pari passo con il concetto di
bellezza, adattandosi al gusto, alle esigenze e alle tendenze specifiche.
Nella cultura greca, con Galeno in primis, si cominciò però a definire per
bene cosa fosse la cosmetica: anzi i greci distinsero proprio una cosmetica più
propriamente "igienica", la cosiddetta cosmetiché tecne, da una
cosmetica più ornamentale ed effimera, detta commotiché tecne. La
prima di competenza prettamente dei medici, mentre la seconda appartenente a cortigiane,
meretrici ed omosessuali con a margine le donne più pudiche che si limitavano a
schiarire il viso.
I romani poi, una volta assoggettata la Grecia, come moltissimi degli usi,
costumi e cultura, importarono anche la cosmetica, revisionandola e
raggiungendo anche qualche eccesso tipico dell'età imperiale.
Nel Medioevo però, data la forte austerità e pudicizia imposte dalla Chiesa,
si passò ad un uso molto più parsimonioso e poco appariscente della cosmetica.
Addirittura i bagni venivano additati quali luoghi di promiscuità e perdizione
fino ad essere addirittura incolpati di essere responsabili delle epidemie e a cadere
in disuso. Purtuttavia, l'istinto femminile a farsi belle era indomabile e gli
anatemi e i dettami religiosi venivano in parte ignorati. Vigeva quindi il luogo
comune della donna che circuiva e conquistava il futuro marito con artifici e
piccoli inganni che poi già dalla prima notte di nozze, cadevano in disuso per
scoprire la vera essenza, brutta a tal punto da rendere impotente il novello
sposo. In seguito, però, con le crociate e l'intensificarsi delle rotte
mercantili in Oriente, furono reintrodotti prepotentemente trucchi, unguenti,
pomate e profumi. Nell'epoca feudale poi, il modello culturale cortese si
diffuse ampiamente come pure l'ideale di bellezza nordica con le narrazioni dei
trovatori che pubblicizzavano la fama di bellissime castellane. Fu così che si
diffuse il modello di bellezza femminile normanna: carnagione chiara, occhi
azzurri e capelli biondi.
In tale contesto si inserì con prepotente autorevolezza il primo trattato di
cosmetica della storia: il
"De Ornatu Mulierum" della medichessa
della Scuola Medica Salernitana Trotula De Ruggiero. Differentemente da
altre opere del tempo, nei suoi trattati Trotula ricorre raramente all’uso
curativo della religione, ad incantesimi, all’astrologia, o altre forme di mera
superstizione. Era sposata con un altro illustre medico della scuola, Giovanni
il Plateario ed assieme ebbero due figli, anch’essi illustri medici, Matteo e
Giovanni il Giovane. Durante la sua vita, Trotula fu appellata Magistra Mulier
Sapiens e le sue opere erano già largamente diffuse: studiosi affermano infatti
che in tutta l’Europa occidentale erano diffusi più di cento versioni dei suoi
manoscritti, a dimostrazione del fatto che fossero abitualmente utilizzati
nell’ambito delle scuole mediche locali. La sua reputazione nel Medioevo era
così importante che ritroviamo menzionato il suo nome anche ne “I racconti di
Canterbury” di Geoffrey Chaucer (1388-1400) ed, in seguito, nella prima
metà del XIX sec., fu anche coniata una moneta in bronzo in suo onore.
2- Il Primo Trattato di Cosmetica della
Storia
Il
"De Ornatu Mulierum" (Sui cosmetici delle donne) è comunemente noto
come “Trotula Minor”. Tale opera, col tempo, è stata assimilata ad una
collezione di svariati manoscritti attribuiti alla medichessa di Salerno ed è un
trattato che insegna alle donne come preservare e migliorare la propria bellezza
e come curare le malattie della pelle mediante una serie di precetti, consigli e
rimedi naturali. Nell’esposizione l’autore nomina spesso le mulieres
salernitanae ad autorevole esempio, dà lezioni di make-up, suggerisce come
nascondere le rughe, rimuovere gonfiori da viso e occhi, depilare il corpo,
schiarire la pelle, nascondere le macchie e le lentiggini, lavare i denti ed
eliminare l’alitosi, tingere i capelli, fare la ceretta, curare labbra
screpolate e gengiviti. Fornisce inoltre indicazioni per preparare ed utilizzare
unguenti ed erbe curative per il viso e i capelli e dispensa consigli per
migliorare il benessere mediante bagni di vapore e massaggi. Nell’opera, la
cosmesi non risulta un aspetto frivolo: al contrario, secondo il concetto di
bellezza di Trotula la donna deve raggiungerla per entrare in accordo con la
filosofia della natura, per cui la sua arte medica era ispirata alla bellezza
come estrinsecazione di un corpo in salute e in armonia con l’universo. Nel
lavoro di
Paolo Cavallo et al. pubblicato
sull'International Journal of Cosmetic Science, organo scientifico
ufficiale della Società Internazionale dei Chimici Cosmetici e della Società
Francese di Cosmetologia, sono stati analizzati alcuni aspetti del trattato da
un punto di vista scientifico, sottolineando gli effetti terapeutici di alcuni
interessanti ingredienti e ricette menzionati nel testo.
Il lavoro riporta 96 piante e derivati, 20 preparati di origine animale e
derivati, 17 minerali, e 6 preparati misti, quali ingredienti per 63 ricette
totali, in grado di ottenere altrettanti rimedi a scopo cosmetico e/o
medicinale.
Molti degli ingredienti menzionati in detto trattato, oggigiorno non sono da
considerarsi sicuri o adatti ad un uso attuale (agarico, giusquiamo nero,
mercurio). Sono inoltre riportate anche le abitudini cosmetiche delle
mulieres salernitanae.
Il trattato risulta essere il più antico manuale estetico prodotto da una donna
medico per altre donne e aspiranti medici. Similmente, a memoria d’uomo Ovidio,
Publio Ovidio Nasone, poeta romano (43 a.C. – 17 D.C.) scrisse un trattato di
cosmetologia “Medicamina faciei foeminarum”, anche noto come “L’arte
della bellezza” (di cui ci sono state tramandate solo 100 versi pubblicati
nel 5 a.C. circa), ma, essendo un poeta, il suo scopo, e di conseguenza forma e
contenuti, erano solamente per consacrarsi alla poesia e non insegnare o
divulgare scienza.
Plinio il Vecchio scrisse la “Naturalis Historia”, Dioscoride Pedanio (Anazarba,
Cilicia, odierna Turchia, 40 D.C. circa - 90 D.C. circa) medico Greco,
farmacologo e botanico che esercitò in Roma al tempo di Nerone, scrisse il
“Materia Medica”, ed Ildegarda di Bingen (1098 - 17 settembre 1179),
eclettica intellettuale tedesca, scrisse la “Physica”, in tali trattati,
però, la cosmetica non è l’argomento principale, ma è soltanto menzionato
assieme ad altri quali la medicina, le scienze naturali, la filosofia e la
teologia, e, soprattutto, non con l’intento di insegnare e divulgare la
cosmetologia alle donne come invece nel “Trotula Minor”.
Le numerosissime ricette riportate nell’opera di Trotula attestano l’esistenza
di un’importante cosmesi medievale. In particolare, la seconda parte del
trattato include capitoli che contengono ricette e specifica ingredienti e
dosaggi, procedure per la preparazione, modo di applicazione, e risultati
attesi. Per esempio, di seguito è riportata una delle ricette di Trotula che
spiega come accentuare il colore delle gote: “si prendano radici di brionia
rossa e bianca, le si lavino, e tritino finemente e le si mettano ad essiccare.
Di poi le si riducano in polvere e si mescolino ad acqua di rose, e con un panno
di cotone o di lino molto sottile, si unga il viso che acquisirà un certo
rossore. Per la donna che mostra un colorito bianco naturale, le si dona un
colorito rosaceo se le occorre rossore, così che con un tipo di pallore finto o
mascherato il colorito rosso appaia come se fosse naturale”.
Per fare biondi i capelli, Trotula propone una tintura ottenuta con la corteccia
di sambuco, fiori di ginestra, zafferano e tuorlo d’uovo; oppure un altro
unguento con api incenerite in un barattolo e mescolate ad olio e latte di
capra. Mentre per allungare i capelli e tingerli di nero, raccomanda un
unguento ottenuto facendo bollire in olio la testa e la coda di una lucertola
verde. Per quanto riguarda il make-up del viso e delle labbra, suggerisce una
miscela di miele, cetriolo ed acqua di rose, bollite fino a divenire la metà del
volume iniziale. Secondo i consigli di Trotula il trucco sulle labbra va
applicato strofinando la corteccia delle radici dell’albero della noce e
cospargendoci sopra un colore artificiale, ottenuto con albume e prezzemolo, e
alla fine cenere di allume. Per schiarire il viso Trotula consigliava, invece,
un unguento di cera ed olio.
La gran parte delle piante menzionate nel trattato ed anche le altre utilizzate
dalla Scuola Salernitana per le preparazioni sperimentali erano inizialmente
spontanee nell’area, e poi (soprattutto a partire dal XIV sec.), furono
coltivate assieme ad altre piante introdotte nei Giardini della Minerva
di Salerno. Alcune di queste erano di origine medio-orientale, altre addirittura
di origine americana, ciò a conferma del fatto che l’opera di Trotula subì
aggiornamenti di edizione in edizione, con l’aggiunta di rimedi più recenti (il
manoscritto considerato è datato al XIII sec e fu ritrovato a Madrid).
Diversi problemi oggettivi sono stati riscontrati nell’analisi del testo. Prima
di tutto sorge la difficoltà d’interpretazione di alcuni nomi di piante. È,
infatti, difficile capire se i nomi comuni utilizzati al tempo, e riportati nel
trattato, identifichino davvero le stesse piante coi nomi comuni utilizzati
oggigiorno.
Da un confronto con gli attuali cosmetici, si evince chiaramente che quelli
medievali erano molto più grassi (erano soprattutto unguenti), poiché venivano
di solito preparati con grassi animali. Ciò permetteva ai principi attivi in
essi contenuti di esplicare la loro azione a livello topico sulla pelle per un
lungo periodo di tempo. I cosmetici moderni invece sono preparati in emulsioni
(creme, latte, sieri) offrendo all’utilizzatore una migliore gradevolezza del
prodotto. Tuttavia, la gran parte dei derivati vegetali riportati nel trattato
sono ancora oggi utilizzati nei cosmetici moderni.
È difficile identificare anche tutte le malattie cutanee riportate nel trattato,
a causa della nomenclatura dell’epoca e l’uso del latino. Ad esempio nel
Medioevo “scabbia” era il nome associato a numerose malattie cutanee, incluso
eczema, psoriasi, acne e vaiolo. I buoni risultati ottenuti trattando il cuoio
capelluto con aceto per l’eczema seborroico o per la psoriasi lasciano pensare
però che, quando Trotula menziona detti trattamenti per la “scabbia grave”,
quasi certamente si faccia invece riferimento proprio ad eczema seborroico e
psoriasi. È quindi poi di conseguenza difficile valutare approfonditamente
l’efficacia dei rimedi trattati.
Comunque, al tempo, tutte le patologie pruriginose del viso (acne, eczema,
psoriasi, tinea, impetigine) erano attribuite alla presenza sottocutanea di
vermi e questi erano genericamente denominati scabbia.
Trotula descrive nel suo trattato un primordiale “scrub” facciale. Infatti
consiglia di utilizzare un detergente esfoliante preparato con briciole di pane
per levigare la pelle del viso. Quando nomina i vermi sottocutanei “che talvolta
provocano la caduta dei capelli”, probabilmente allude alla seborrea che si
manifesta con acne sul viso ed alopecia androginica sul cuoio capelluto. Qualche
rimedio è chiaro, come l’uso di metodi fisici per la depilazione (gomma arabica,
mastice del lentisco), del mercurio per le infestazioni, e il miele come
idratante. È interessante notare che oggigiorno nel XXI secolo ancora
utilizziamo cosmetici basati su moltissimi principi attivi già menzionati nel
trattato medievale, mentre i derivati di origine animale non lo sono più.
Trotula volse il suo interesse non solo sui problemi della cute, ma anche sulle
affezioni oculari ed orali. Lo sbiancante dei denti può secondo lei essere
ottenuto con metodi meccanici come lo strofinio del marmo. Viene descritto anche
una specie di peeling primitivo (probabilmente per l’acne post-parto) sfruttando
l’effetto irritante della cipolla. Infatti l’effetto anti-acne è dovuto all’alto
contenuto in essa di allina e miscele simili allo zolfo43. Attualmente è noto
che la cipolla possiede appunto anche un effetto antiaging poiché contiene acqua
(90%), proteine (1,5%), e vitamine, quali B1, B2, e C insieme a potassio. Sono
presenti anche polisaccaridi, come anche peptidi, flavonoidi, ed oli essenziali
e vi sono state inoltre ritrovate anche prostaglandine a rivelare anche il loro
effetto antiinfiammatorio.
L’aiuto di Trotula alle donne si esplica anche in un altro campo: l’uso di
agenti astringenti e tinture rosse è consigliato dalla medichessa per far
sembrare vergine una donna che non lo è più.
Da un punto di vista storico, l’opera di Trotula è molto importante anche per lo
studio delle tendenze estetiche del Medioevo, come pure delle condizioni sociali
delle donne. È davvero impressionante scoprire, grazie a tale testo, come molti
problemi estetici avvertiti dalle donne dell’epoca siano gli stessi tutt’oggi
quali la crescita dei peli, la calvizie, le tinture per capelli, il melasma, le
rughe. D’altra parte, altre condizioni, quali ad esempio la cellulite non sono
proprio considerate, probabilmente perché vi era un modello di bellezza
femminile differente da quello attuale. A tal proposito è interessante notare
che, nonostante sia risaputo che l’ideale medievale di bellezza femminile fosse
incarnato nella donna normanna dai capelli biondi, la pelle chiara e gli occhi
azzurri, invece, nell’opera di Trotula, sono riportati metodi per scurire i
capelli e qualche metodo estetico arabo, confermando ulteriormente il ruolo
chiave della Scuola Medica Salernitana di cerniera e sintesi tra le tradizioni
mediche dell’area mediterranea.
In conclusione si può chiaramente affermare che il "De Ornatu Mulierum"
di Trotula de Ruggiero segna una pietra miliare nell’ambito didascalico della
cosmesi e nella dermatologia al femminile, sintetizzando tradizione e incontro
tra culture differenti, intuizione, innovazione ed empiricità correttamente
interpretata. Tale importanza, come pure la rilevanza scientifica, anche se nel
corso degli anni messe in discussione o sottostimate a causa di errate o
superficiali interpretazioni, sono invece indiscutibilmente suffragate dall’uso
ancora attuale di svariati principi attivi menzionati, o loro derivati e
similari, e dalla loro efficacia validata dai metodi scientifici attuali.
Fig. 1 Le varie fasi della riproduzione di una
ricetta del "De Ornatu Mulierum" di Trotula
a cura di Paolo Cavallo
3- Bibliografia
Paolo Cavallo,
Maria Chiara Proto, Cataldo Patruno, Antonio Del Sorbo and Maurizio Bifulco.
THE FIRST COSMETIC TREATISE OF
HISTORY. A FEMALE POINT OF
VIEW.
Int J Cosmet Sci.
2008 Apr;30(2):79-86.
Sottom enù "La Scuola Medica Salernitana"
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